L’Ascesa delle Cooperative Vitivinicole: Un Successo da 4,8 Miliardi di Euro nel Settore del Vino
Le cooperative vitivinicole rappresentano una forza imponente nel panorama vinicolo italiano, contribuendo per il 58% dei volumi prodotti e per il 40% del fatturato totale del settore. Questi colossi, suddivisi in tre centrali distinte che includono 379 cantine cooperative, vantano oltre 110.000 soci e generano un fatturato annuo di 4,8 miliardi di euro, di cui due miliardi derivanti dalle esportazioni. In termini di occupazione, le cooperative vitivinicole impiegano 9.000 addetti, due terzi dei quali con contratti a tempo indeterminato.
Queste cooperative rappresentano una metà significativa dell’industria del vino italiano, parallela all’universo delle cantine familiari e dei grandi marchi storici. Detentori di brand rinomati, spesso incarnano alleanze di famiglie di viticoltori. Il report annuale di Mediobanca sulle principali cantine italiane per fatturato rivela la presenza di tre cooperative nelle prime cinque posizioni. Le Cantine Riunite & CIV e Caviro (entrambe cooperative) occupano rispettivamente il primo e il secondo posto, mentre la cooperativa trentina Cavit si posiziona al quinto.
Le cooperative vitivinicole hanno navigato gli ultimi anni turbolenti, caratterizzati dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino, con una conseguente escalation dei costi. Hanno saputo fare squadra, rafforzarsi e identificare percorsi di sviluppo futuro. La loro strategia si basa su un processo di concentrazione, specializzazione e investimenti in innovazione avviato circa dieci anni fa. Questo processo ha portato a almeno venti grandi fusioni tra cooperative del vino in Italia e a numerosi accordi di collaborazione nel campo dell’innovazione, della sostenibilità e dell’export.
Un altro punto chiave che emerge con forza è la specializzazione. Carlo Piccinini, presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, spiega che “le aziende che fanno tutto, dall’uva all’ortofrutta e ai cereali, stanno diminuendo. In molte regioni d’Italia, assistiamo all’ingresso di una nuova generazione di viticoltori altamente formati e specializzati…”. Questi nuovi produttori, ricorrendo alla meccanizzazione e all’innovazione tecnologica, riescono a produrre con costi ridotti, delegando le fasi della vinificazione e della commercializzazione, e i relativi investimenti, alla cooperazione.
Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle cooperative, aggiunge: “La cooperazione è uno strumento per interpretare i tempi. In passato ha consentito a tanti produttori che operavano nella mezzadria di diventare proprietari. Nel tempo ha permesso a tante piccole aziende di accedere ai mercati anche internazionali…”.
Oggi, la nuova frontiera per le cooperative è l’innovazione tecnologica nell’agricoltura. “Anche in questo campo, le cooperative possono favorire il cambiamento che sarebbe precluso a piccole imprese autonome”, ha affermato il presidente Piccinini. “Le innovazioni richiedono tempo. Oggi si parla molto delle nuove tecniche genomiche, ma devono essere sperimentate in campo. Questo richiede investimenti a medio-lungo termine che solo attraverso lo strumento cooperativo è possibile affrontare”.
Un esempio significativo è il lavoro sulle varietà resistenti alla peronospora, che riducono l’uso di trattamenti chimici, ma possono far riemergere altre malattie precedentemente controllate. Un altro tema di interesse è la produzione di vini dealcolati, un’impresa complessa poiché l’alcol è un componente importante del vino e non è facile rimuoverlo senza compromettere l’equilibrio del prodotto.
Le cooperative vitivinicole sono dunque un motore di innovazione, sostenibilità e resilienza nel settore vinicolo italiano. Sono un esempio di come l’unione, la cooperazione e l’innovazione possano guidare un settore attraverso tempi di sfida e cambiamento, assicurando al contempo la sua crescita e prosperità.
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